Dal vivo, la grande tradizione italiana della Commedia dell’Arte. Con riferimento ad alcune immagini allegoriche arcaiche, La Commedia della Pazzia nasce dalla sottana della donna, dal delirio sentimentale di Adalia, l’amorosa. Le maschere sono l’evocazione della sua pazzia. Claudio, l’uomo della fantasia di Adalia, è un parto gemellare della sua mente fattosi imprevedibilmente carne…
La ricerca frenetica dell’ “ideale uomo” da parte di Adalia e dell’ “ideale donna” da parte di Fulvio, un amoroso annoiato dalle donne, è il filo conduttore del canovaccio: in una sorta di carnevalesco “mondo alla rovescia” i protagonisti vestiranno l’una i panni di un uomo e l’altro quelli di una donna; è un classico espediente comico, ma anche un viaggio iniziatico di due giovani alla scoperta del maschile e del femminile. Il tema del doppio coinvolge tutti i personaggi della commedia e li trascina in un carosello di equivoci e situazioni grottesche. La conclusione, alla maniera delle favole rappresentative, è un lieto fine in cui si coniugano amore e pazzia.
Pur nel rispetto dell’Improvvisa, dei suoi tipi fissi (amorosi, zanni, vecchi, capitani), qui la ricerca si è svolta nel segno della reinvenzione, coniugando tradizione ed innovazione: i tratti caratteristici della Commedia dell’Arte sono il fondamento dello spettacolo e l’idea di far vivere personaggi immaginari per arginare il bisogno d’amore domina la tradizione occidentale, è quindi contemporaneamente antica e moderna.
Il linguaggio primo è la Maschera: la voce e la parola si rifanno ad un universo multiculturale nel quale si mescolano canti, armonie, cacofonie e guazzabugli linguistici. La messa in scena si è avvalsa dell’azione creativa degli attori, veri artefici della commedia.
Dal debutto nel 2003 La Commedia della Pazzia è a tutt’oggi in scena; è stata rappresentata, oltre che in Italia, all’estero (Spagna, Francia, Portogallo), ha partecipato ad Avignon Off, alle Olimpiadi della Cultura – Torino 2006.