4’33” è il titolo dell’opera più conosciuta di Cage, che ha portato ad una riflessione sul lavoro di composizione di blucinQue tradotto nel titolo WE273”, come punto di partenza per questa creazione.
Uno spunto. Forse un omaggio. Sicuramente un’idea di studio per questo lavoro che parte dalle prime presentazioni con il titolo Time. Il suono e la sua relazione con lo spazio, con la voce, con il corpo. L’attrezzo circense come strumento musicale, che vibra e risuona.
Il ritmo che scaturisce dallo spazio e dalle parole, e da un corpo sempre in disequilibrio, un corpo sonoro, poetico, che si muove nel tentativo di accordarsi per creare percorsi, forse sogni.
Noi e il silenzio, noi e la relazione col suono e l’ambiente circostante. Una sorta di perdita di coscienza momentanea e di indagine sullo spiazzamento e la relazione. Tutto è silenzio, un silenzio che si muove e risuona e porta alla composizione musicale e alla scoperta sulla scena. Prendono vita i personaggi attraverso un tempo scandito, preciso, creano un ritmo, si interrompono, presentano frammenti della loro personalità, danzano le loro storie scandite al battere del silenzio.
blucinQue, compagnia diretta dalla regista e coreografa Caterina Mochi Sismondi in un percorso di ricerca personale, in equilibrio tra tradizione e sperimentazione, teatro di parola e movimento e attraverso diversi settori della creatività contemporanea: teatro danza, letteratura, arti visive, produzione musicale e performance.
Oggi, insieme ad un collettivo artistico e al musicista Davide Tomat con cui lavora, è residente al Superbudda di Torino e crea dal 2014 un nuovo progetto che coinvolge artisti circensi: Studio sulla Vertigine, da cui nasce VertigoSuite, lavoro sostenuto da Piemonte dal Vivo in coproduzione con Cirko Vertigo presentato in forma di studio a Mirabilia 2014, al Castello di Rivoli per la Settimana della Cultura in Europa e a settembre 2014 alle Fonderie Teatrali Limone: studi e performance in sintonia con l’indagine, già presente nelle prime creazioni, su tematiche dello “spiazzamento”, del sentirsi fuori luogo, inteso anche come fuori dal corpo, fuori dalla propria identità, in continuo mutamento, spostamento e disequilibrio.
L’essere spiazzati, in bilico, fuori asse; un corpo spezzato imbarazzato, fuori tempo: immagini e concetti che delineano il percorso di ricerca su movimento, voce e messa in scena e un lavoro sul testo, musicato dal vivo, contraffatto, reso partitura sonora, ritmo, poesia.