Quale immagine ci viene in mente quando pensiamo a un supereroe?
Un improbabile Spiderman, patetico e sconfitto, è sospeso a decine di centimetri sopra il terreno, avvolto stretto, con un rotolo di cellophane, ad una colonna in mezzo ad un crocevia urbano.
L’immagine ha una forza immediatamente sublime e terribile ma lo spettacolo reale è nella reazione dei passanti incoraggiati (da un assistente che accompagna il Supereroe) ad approfittare di questa incredibile oppurtunità di fronte alla normalità del Sconfitta dell’invincibile.
La performance si svolge in due parti: una passeggiata durante la quale Spiderman attraversa una sedia a rotelle, poi una seconda parte durante la quale è sospeso e offerto agli occhi dei passanti e delle loro telecamere …
Sotto il nome di Me da igual sono raccolti episodi performativi isolati.
Derive di pensieri, di progetti in corso, prendono forma in un luogo
anomalo, dove il contenitore e la modalità di fruizione costituiscono
parte dell’oggetto della rappresentazione.
Tre terroristi, tre buffoni, tre intellettuali in mutande, tre reietti
della società, tre esclusi, tre frustrati, tre disperati sfogheranno
il loro desiderio di vendetta.
La speranza è che la bomba sia abbastanza forte, che i virus possano
innescare una piccola epidemia, che la dittatura del nulla quotidiano
possa essere incrinata almeno per un po’.
Tutto questo solo per fare un po’ di spettacolo, solo per far ridere
un po’, solo per abbaiare. Senza mordere.
Il senso lo trovino gli altri, noi abbiamo altro da fare.