Tra le rovine di un Drive In, un juke-box abbandonato nella nebbia gracchia le sue note incoraggianti a scatti..
Un sottile equilibrio tra ricordo e nostalgia. Emblema di un mondo che non esiste più,
ricordo vago di un’epoca di ribellione, prosperità, gioia spensierata e voglia di
riscatto del primo dopoguerra.
Ma col tempo tutto si corrompe, la felicità di plastica si rivela un’utopia e le fragilità,
gli eccessi, aprono il varco al dubbio e al realismo disincantato.
La compagnia Makìa, al suo debutto con lo spettacolo “Bloom”, pone le basi di una ricerca drammaturgica che
indaga i confini dell’animo umano.
Coordinati nella creazione e alla regia da Milo Scotton, lo spettacolo si attesta sulla linea di confine tra pop art,
e realismo nella scoperta del simbolismo che può scaturire dal movimento di attori e acrobati di circo.
Tra discipline aeree, contorsionismo ed evoluzioni a terra emergerà una gioventù che rispecchia la fragilità umana,
con le sue ansie, eccessi, leggerezze e rancori per una condizione di costante disequilibrio che non sa ancora come vivere.
In equilibrio tra passato e futuro, tra brillantina e ruggine, i tre protagonisti sonderanno l’attuale crisi di valori
fonte del nichilismo dilagante, fino a trovarsi “faccia a faccia” con l’ospite inquietante a cui i giovani protagonisti
della “pièce” contrapporranno quello che hanno da regalarci: sudore, coraggio, energia e passione.
Per annientare il sospetto di essere una generazione zero e riscoprire quello che ci sta più a cuore, non lasciare sfuggire il proprio tempo…